Mostra del Fontanesi   (Pagine 68 )      Fonte : Mostra del Fontanesi - 1949

{\rtf1\ansi\ansicpg1252\deff0\deflang1040{\fonttbl{\f0\fnil\fcharset0 Arial;}} \viewkind4\uc1\pard\fs24 Le mostre di Antonio Fontanesi costituiscono ormai una tradizione. Si sono sempre susseguite, a non lunghi intervalli di tempo, dalla prima postuma della t Promotrice torinese sino O quella, recentissima, organizzata dalla t Gazzetta del Popolo x. In maggiore misura forse di ogni altro artista del nostro Ottocento, pur cos\'ec dotato di ,4 clientele, provinciali, Antonio Fontanesi ha il suo pubblico; un pubblico affezionato e fedele, e le varie mostre sin qui organizzate delle sue opere costituivano il periodico tributo a una costante e concreta corrispondenza. Ma per lo pin, le maggiori almeno, ebbero luogo a Torino, a beneficio quasi esclusivo dei numerosi cultori di quella che ormai, lass\'f9, si ritiene Una gloria artistica locale. \par La rassegna odierna ha quindi uno scopo ben definito: costituire il primo riconoscimento da parte del luogo natale, rivolgersi ad un pubblico nuovo. \par Nonostante tale giustificazione, gli organizzatori si trovarono di fronte al preciso problema di fare qualcosa che rendesse la mostra diversa dalle altre sin qui dedicate al Fontanesi. Quelli infatti che si ritengono solitamente i suoi capolavori, che il pubblico ama rivedere, sono sempre stati presenti in tutte le precedenti esposizioni, hanno viaggiato da Torino a Venezia, da Londra a New York: le opere inedite poi non sono molte ni\bullet tali da poter sostenere, da sole, l' interesse di una nuova esposizione. Come presentare quindi un materiale cos\'ec noto ? \par Un problema domina oggi la vita dei musei e, particolarmente, delle esposizioni, il problema della loro destinazione e dei loro stessi metodi. Se la vecchia tradizione, e la pratica corrente che ancor ne deriva, vuole che essi siano destinati agli t amatori r, agli studiosi e al pubblico in quale/le modo \par iniziato all' arte e alla cultura, una nuova tendenza vuoi dedicarli piuttosto all' educazione delle masse, portando, didatticamente, l' arte a contatto con il pubblico meno avvezzo alla sua frequentazione. Entrambe le tendenze possono nascondere i loro pericoli o fallire i loro scopi, ma \'e8 certo che una non deve escludere l' altra e che tutti, t iniziati p o no, abbiamo sempre qualcosa da imparare. \par Nel caso presente, considerando lo scopo per cui la mostra \'e8 stata promossa, il pi\'f9 lodevole amor patrio, t' era il rischio che essa si limitasse ad una celebrazione; fredda di conseguenza e retorica come tutte le celebra- zioni. Antonio Fontanesi, per di pi\'f9, come ho gi\'e0 accennato, gode nel cerchio degli amatori dell' Ottocento nostrano di una considerazione tutta sua particolare. Pu\'f2 dirsi che nessun nostro ottocentista sia amato quanto lui, e dico amato nel senso pi\'f9 corrente della parola. \'c8 questione, per i torinesi, \par di averlo nel cuore \'bb, c' \'e8 ancora chi porta fiori sulla sua tomba l' anni- versario della morte, c' \'e8 chi ne conserva gelosamente lettere, fotografie, ricordi personali, e vi sono mille altre manifestazioni a suo riguardo di una ottocentesca gentilezza d' animo tutta piemontese che non manca di commuovere. Ma si trattava, nel caso nostro, di uscire da quel cerchio che ha ancora una familiare dimestichezza con le opere del Fontanesi e con le vicende della sua vita, farlo conoscere ad altri, collocarlo quindi nella sua luce storica con rapporti calzatiti e rievocazioni appropriate. Questo si \'e8 cercato di fare nei limiti concessi da una mostra. \par La parte esplicativa delle mostre, di solito, \'e8 affidata al catalogo, ma molto spesso il saggio introthdtivo sull' artista, per conciliare le esigenze divul- gative con quelle critiche, delude le une e le altre. Piuttosto che un' ennesima descrizione lirica della t Solitudine\'bb, della t Quiete l' o della t Bufera immi- nente p, abbiamo preferito concepire, per introduzione alla mostra, una rassegna visiva e didascalica delle vicende di vita artistica del Fontanesi, che, almeno cos\'ec speriamo, permetter\'e0 di orientarsi pi\'f9 concretamente di fronte alle sue opere. Vedere, ad esempio, quale rapporto ci fosse tra la t Quiete ), e il 'Mattino di Coro!, fra la Bufera imminente\'bb e certa pittura inglese e cos\'ec \par via. Perch\'e8 c' \'e8 anche il fatto che fra tutti i pittori del nostro Ottocento (esclusi quelli che furono a lun,1,7o a Parigi come De Nittis o Zandomeneghi), Fontanesi \'e8 certo il pi\'f9 ,:europeo\'bb, il che lo pone subito in una condizione di favore di fronte ai pittori italiani contemporanei, in un momento in cui la cultura arti- stica italiana, chiuse:nelle sue frontiere, si andava inaridendo e improvincialendo. La sua educazione nell' ambiente di Calarne, i suoi rapporti con l'arte francese, le sue esperienze inglesi, sono fatti fondamentali della sua vita artistica. Di qui il debito di far conoscere al pubblico la vicenda di quei rapporti, di offrirgli, sia pure attraverso il modesto e indiretto ausilio delle fotografie, un riferimento con le opere che pii/ lo impressionarono, con gli artisti che pi\'f9 am\'f2 e che innegabilmente influirono sulla sua arte. Per soddisfare questa esigenza si \'e8 immaginata la prima sala di carattere, per cosi dire, didascalico. \par A' questa, a nostro parere, l' introduzione pi\'f9 efficace ed \'e8 nello stesso tempo il complemento necessario ai criteri che si sono proposti alla scelta delle opere. Rappresentare, cio\'e8, i vari periodi dello sviluppo artistico del Fontanesi, la giovanile attivit\'e0 reggiana, la formazione in Svizzera, i primi commossi contatti a Parigi con la pittura paesistica francese, le conseguenze del viaggio di Londra, il breve soggiorno in Toscana e infine la matura operosit\'e0 piemontese. \par Ogni mostra individuale dovrebbe essere sempre il miglior contributo a ricostruire la vera storia di un artista, la storia delle sue avventure spirituali, Al suo orientarsi nella cultura del tempo, dei suoi incontri, delle esperienze giovanili e delle convinzioni degli anni maturi; e anche la storia delle sue delusioni, dei suoi errori, dei suoi tentativi senza fortuita, non solo quella dei momenti felici e dei giusti entusiasmi. Ogni opera esposta quindi pu\'f2 servire a questo scopo e quanto maggiore sar\'e0 il loro numero tanto meglio sar\'e0. \par GIULIANO BRIGANTI. \par \par Antonio Fontanesi parti da Reggio Emilia all' et\'e0 di 29 anni. Dei suoi quarant' anni di attivit\'e0 pittorica ne pass\'f2 circa dodici a Ginevra e in Svizzera, con varie interruzioni. Per sei anni successivi, dal 1858 al 1863, si rec\'f2 sempre a dipingere nel Delfinato. A Torino e in Piemonte rimase per circa 12 anni : dal 1869 al 1876 e dal 1878 sino alla morte. \par Non viaggi\'f2 molto l' Italia, rimase un anno in Toscana dipingendo a Firenze e a Lucca ( 1868). \par And\'f2 due volte a Parigi (1855-1861) e una volta a Londra, (1865.1866). Nel 1877 si rec\'f2 a Tokio per insegnarvi nell' Accademia di Belle Arti. \par GINEVRA, 1850 - 1854 - 1858 - 1860 - 1861 \par A. Fontanesi si rec\'f2 a Ginevra nel 1850 come emigrato politico, strinse giovevoli rapporti di amicizia con Vittorio Brachard, mercante parigino, amico del Troyon, trapiantato a Ginevra in seguito agli avvenimenti del '48. \par Come scrisse pi\'f9 tardi il Ravier. Fontanesi: piacque nella migliore societ\'e0, allest\'ec uno studio decoroso e le signore vi andavano a disegnare quasi tenendovi circolo. Fu alla moda, e guadagn\'f2 molto r. \par Anche Duval scriveva a questo proposito \bullet godeva fama eccellente, frequentava I' alta societ\'e0, vi era assai ricercato e con l' insegnamento si era \par fatto assai presto una posizione presso le prime famiglie di Ginevra. Tutto ci\'f2 a cagione del suo talento e del suo saper vivere, perch\'e8 era un uomo onorevole e di buona compagnia \'bb. \par La pi\'f9 famosa personalit\'e0 artistica di Ginevra era allora il Calarne, uno dei pittori pi\'f9 favoriti dal pubblico dell' 800 europeo: + guadagnava 2000 lire al giorno vendendo le sue pitture pi\'f9 di 1000 lire il metro quadrato e le pietre litografiche 500 lire I' una a mercanti di Parigi r. \par Per riprodurre i suoi soggetti alpini era tanto sopraffatto di domande, anche di sovrani e di principi, che una volta si scus\'f2 col Fontanesi di non mostrare cosa stava dipingendo : perch\'e8 era la medesima copia di un me\'acdesimo quadro e si vergognava di averne ancora accettato I' ordinazione '. La facile cifra e il teatrale romanticismo del Calarne ebbero una certa influenza \par sul Fontanesi di quel primo periodo Ginevrino, ma le sue esperienze pittoriche non erano allora tali da soddisfarlo. Scriveva in quegli anni: ' chi studia lavorando dopo aver dato 10 o 12 giorni ad un dipinto vede alfine che non ha fatto nulla di buono, perci\'f2 del vero io sono infelicissimo, il mio genere di vita \'e8 un patimento morale del pi\'f9 forte. Nello studio ho qualche momento di soddisfazione, ma in faccia alla natura quei momenti non tornano mai \par PARIGI, 1855 \par A. Fontanesi and\'f2 a Parigi nel 1855 per visitare la grande Esposizione Universale che, prima di quel genere, includeva una sezione internazionale dedicata alle arti. Le opere pi\'f9 rappresentative dei pittori viventi erano raccolte in una grandissima mostra dove esponevano artisti di 28 nazioni. \par Delacroix aveva inviato una serie di pitture (35) rappresentanti le varie fasi del suo sviluppo ; Ingres che per 20 anni non aveva mandato dipinti al \par Salon n espose 39 tele e molti disegni. Erano i dominatori dell' Esposizione e rappresentavano le opposte correnti del classicismo e del romanticismo dei grandi paesisti della cos\'ec detta scuola del . 30 ' . Corot era rappresentato da 8 opere. \par T. Rousseau con tredici quadri aveva una intera sala insieme a Decamps. \par Esponevano anche Daubigny con 4 dipinti, Diaz 6, Troyon 9. Per quest' ultimo il grande successo dell' esposizione convalid\'f2 definitivamente la fama. Courbet esponeva a parte nel g Padiglione del realismo \'bb. \par Fontanesi visit\'f2 esposizione insieme al Troyon e fu per lui una espe- rienza fondamentale, una rivelazione di straordinaria importanza. Troy?) allora la strada per la sua espressione pittorica. Lo colpirono specialmente le opere di Corot, Rousseau, Troyon, Daubigny. \par Nell' agosto del 1857 insieme ad alcuni artisti svizzeri, Fontanesi si rec\'f2 a dipingere a Cremieu nel Delfinato. Vi ritorn\'f2 per 6 anni successivi. \par Negli anni precedenti Corot e Daubigny avevano passato varie stagioni nel Delfinato stabilendo, presso gli artisti, la fama di quei luoghi cos\'ec ricchi di motivi consoni alle loro ispirazioni. Il Daubigny vi aveva dipinto una delle sue opere pi\'f9 famose: Lo stagno di Optevoz \par A Cremieu il Fontanesi si strinse d' amicizia col paesista Ravier che, con la sua personalit\'e0 e i suoi consigli doveva esercitare su di lui una profonda influenza. \par LONDRA, 1865 - 1866 \par Fontanesi si rec\'f2 a Londra e vi si trattenne un anno, nella speranza di potervi trovare fortuna affermandosi come artista, ma non trov\'f2 un ambiente favorevole. Nelle Gallerie inglesi ebbe per\'f2 modo di vedere molto e ricevette alcune fondamentali impressioni. Si pu\'f2 dire che scoprisse allora la pittura olandese. Soleva affermare pi\'f9 tardi fu il Rembrandt che mi fece pittore n. Ma furono specialmente i paesisti inglesi che lo colpirono : Bonington, Turner, Constable. Non A difficile riconoscere qualche ricordo del loro esprimersi, in paesaggi fontanesiani posteriori al viaggio di Londra, li pittore toscano Cristiano Banti scriveva cos\'ec del Fontanesi riferendosi al suo periodo immediatamente posteriore al viaggio a Londra: Nei ragionamenti sull'arte parlava allora con- \par tinuamente del Constable, del Turner come quelli che I' avevano cos\'ec impres\bullet sionato a Londra, mentre dei rancesi citava ancor sempre il Corot, il Decamps, Teodoro Rousseau, il Daubigny \par }